Illustrissimo signor ministro degli Interni Vincenzo Scotti, non sono abituato a scrivere ai potenti, e confesso che la mia mano un po' trema pensando al tavolo dove finirà questa lettera e alla persona che leggerà questa missiva. Rappresento la grande totalità del mondo della notte, gente un po' stramba, a volte strana, sempre protesa a pensare come fare per far sì che la gente, la gente comune che lavora e la meno comune che studia e dirige, si diverta e dimentichi i problemi che giornalmente mass media puntigliosi ricordano a tutti noi comuni mortali. Non sapevo però che in quest'Italia anche divertire fosse proibito.
Un solerte funzionario di un Commissariato veneto (Chioggia) ha trovato che giocare con le pistole ad acqua in un locale da ballo dove si fa una festa imperniata sull'acqua (e pubblicizzata come tale) fosse pericoloso in quanto le pistole ad acqua potevano essere usate come "armi improprie" e quindi soggette a provvedimento legale di divieto con denuncia ai malcapitati.
Capisco bene questo autentico solerte tutore della legge; abituati i suoi colleghi a coprirsi di gloria nella lotta contro persone con le pistole vere quotidianamente in altre zone d'Italia, anche per lui un po' di fama nello stendere un verbale contro gente con le pistole ad acqua!! Non so se sorridere o piangere di rabbia.
Credo che il Suo ministero non meriti operatori di questo genere. Ma tanto vale, ognuno utilizza ciò che passa il convento. A noi della Federazione Italiana Pubblici Esercizi chiese, onorevole Ministro, collaborazione. Noi le chiediamo di allontanarci, nel nostro operato quotidiano, da certe persone che non sanno ridere. Con profonda stima
Bruno Cristofori
Questa lettera mi è stata ispirata da un fatto di cronaca. A fine luglio, nella discoteca Ypnosys di Sottomarina di Chioggia, viene organizzata una serata dal tema festa ad acqua". Una serata in cui la gente si diverte a spararsi addosso con pistole giocattolo, idea già attuata in diversi locali di tutta Italia, dove tutti si sono divertiti e non è mai successo nulla. Ma a Chioggia, chissà come e perchè, la polizia sequestra pistole e mitragliette come "armi improprie". Ecco la ragione di questa e di una seconda lettera, che ho inviato al Presidente della regione Veneto. Ecco il testo della lettera, spedita per conoscenza anche al direttore del Gazzettino.
Illustre Presidente, la decisione presa dalla Regione Veneto di applicare la direttiva governativa del 25/5/1990 e la minaccia di nominare un Commissario ad acta per far rispettare il provvedimento regionale ai sindaci della Sua Regione, mi pone nella condizione di doverle precisare alcune cose:
- già dallo scorso anno le discoteche di Jesolo si sono autoregolamentate osservando un orario di chiusura omogeneo su tutto il territorio, tenendo presente le esigenze turistiche della cittadina, confinante con paesi turistici di altre regioni gestiti in maniera meno restrittiva;
- la presa di posizione del sindaco di Jesolo tiene conto dei problemi turistici di una località che è il secondo polo di attrazione in Italia (per concentrazione di discoteche) dopo Rimini;
- la linea del SILB (Sindacato Nazionale dei Locali da Ballo) nella regione Veneto come in campo nazionale, è per un orario unico di chiusura alle ore 4.00 per tutti i ritrovi pubblici e privati di divertimento e svago (quindi anche i circoli privati e le diverse associazioni ricreative) su tutto il territorio nazionale senza distinzione di stagionalità, visto che Cortina, Courmayeur ecc. sono paesi ad alta concentrazione turistica invernale.
Per tali motivi, Illustre Presidente, più che minacciare Commissari ad acta, perchè non si fa interprete presso il governo centrale per chiedere una direttiva che sìa omogenea in tutto il Paese e preveda un orario di apertura e di chiusura unico nazionale?
Noi che una impostazione ce la siamo data già dal 5 giugno 1990. preferiamo il comportamento delle regione Toscana e Liguria che, in attesa di un provvedimento omogeneo in campo nazionale, hanno congelato provvisoriamente il provvedimento governativo. Con profonda stima.