A Balangero, una ventina di chilometri da Torino, si trova la sede della Gufram. Siamo in compagnia di Giuseppe Gugliermetto, presidente della società, e dell'architetto Joaquim De Barros, responsabile dell'Ufficio tecnico.
Signor Gugliermetto, alla Gufram sono legate alcune delle più originali e famose realizzazioni nel campo dell'arredamento dalla fine degli anni '60 ad oggi, basti ricordare che il celebre divano "Bocca" (a forma di labbra rosso fuoco), disegnato dallo Studio 65 di Torino, è esposto al Museo d'Arte Moderna di York. Ora la vostra produzione è destinata esclusivamente a discoteche, cinema, luoghi sociali: quando è avvenuta la svolta?
"Nel 78. Un incendio ci aveva completamente distrutto la fabbrica. Dovevamo ricominciare tutto da capo, rifare campionari, cataloghi. Proprio in quel periodo siamo stati casualmente contattati per due o tre forniture immediate di poltrone per discoteche e ci siamo indirizzati verso questo settore. Qui, nella nostra sede di Balangero, lavorano quindici addetti, ma ci riferiamo anche molto all'estemo per quanto riguarda le strutture in acciaio e gli "schiumati" di poliuretano espanso".
L'architetto De Barros si occupa del settore "creativo" della Gufram. Architetto, che cosa implica disegnare una poltrona o un divano destinati a una discoteca?
"Ci sono determinati condizionamenti che derivano dalle dimensioni della "seduta": deve essere relativamente stretta e poco profonda. È quindi praticamente impossibile ideare una poltroncina che sia armoniosa come oggetto in sè, occorre valutarla e disegnarla non come poltrona singola, ma come "insieme" di sedute. Le forme devono essere comunque molto morbide, molto arrotondate: le forme geometriche, rigide, renderebbero sproporzionata la seduta. Le normative, inoltre, hanno portato a un ulteriore restringimento delle possibilità creative. È in fondo sempre una specie di miracolo riuscire a realizzare una serie di poltroncine che siano belle e si differenzino dalle altre. Il valore estetico si concentra soprattutto nei particolari, nelle finiture, nei colori e nella funzionalità.L'estetica, per me progettista, è una diretta conseguenza della funzionalità. Un oggetto bello ma scomodo è inconcepibile. Una poltrona deve essere comoda quando uno si siede e, soprattutto, deve essere comoda "visivamente", deve cioè invitare a sedersi: una poltrona comoda che abbia un aspetto "scomodo" è una poltrona sbagliata. Un oggetto è bello perchè funziona. Ma questa è un'equazione difficile da risolvere in un mondo, come quello della discoteca, dominato soprattutto dall'effimero, dalle cose che si bruciano in una stagione. In tali condizioni la scommessa è riuscire a proporre un bene durevole: cerchiamo ogni volta di vincerla offrendo un prodotto molto "flessibile", la cui sfoderabilità, ad esempio, permetta di rinnovare i colori conservando la struttura".
Un esempio di grande flessibilità è il divano "Domino", da voi presentato al SIB '91.
"Da quando sono entrate in vigore le normative, pochi sono in grado di fornire prodotti che le rispettino. Con "Domino" abbiamo cercato di venire incontro alle legittime esi genze degli architetti, permettendo loro di poter "giocare" sulla forma dello schienale adeguandolo alle loro necessità e al loro gusto".
Signor Gugliermetto, un'ultima domanda: il mercato tira?
"L' inizio di quest'anno non è stato molto facile, ma non lo è stato per tutti, credo. Ora il mercato è in ripresa. Persiste comunque una strana mentalità tra i proprietari di discoteche. Fanno grossi investimenti per I quanto riguarda altri elementi d'arredamento e sono titubanti quando si tratta di affrontare la voce "sedia* e poltrone", dimenticando che in fondo il successo di un locale è dovuto al fatto di essere accogliente e offrire al cliente la possibilità di stare comodo".