Tube Terminal
Discobar di cui si sono perse le tracce.
"Questo discobar è concepito come un’unica gigantesca installazione realizzata con materiali di recupero. Il pavimento è da officina, in ceramica grigio-azzurra, con pedana in assito da cantiere. Primo elemento dominante il bar centrale, una sorta di mostruoso essere dalle zampe lunghissime che sovrastano gli avventori. Le sue ali diventano le ringhiere di una passerella sopraelevata che attraversa il bancone. Il corpo che racchiude la struttura del bar è realizzato con materiali di scarto (ponteggi, ceppi, pezzi di motori ed elementi meccanici, lamiere, cerchioni), conglomerati in plastiche scaldate, colate, deformate e integrate da traversine ferroviarie. Da qui parte un traliccio ad arco che sostiene la testa del mostro, costruita attorno a una vecchia macchina da scrivere. Un collegamento aereo fatto di tondini di ferro conduce all’altro bar, seconda struttura dominante, una scultura trash, simile al feto del mostro, realizzata con elementi industriali in ferro, su cui campeggia un inquietante scheletro metallico. Ancora metallo, questa volta alluminio, per il piano del bancone. Terzo elemento cardine è la cabina del d.j., realizzata con traversine di binari inserite in cemento annerito dalla fiamma. Molti altri elementi contribuiscono a rendere varia e articolata l’installazione: le lastre in cristallo all'Ingresso, la lampada “cinetica”, le sedute in skai colorato, le sedie di recupero, come quelle addossate alle pareti in legno,"
Persone
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Giuseppe Dondoni Architetto