Io Street Club

Conosciuto come tempio dell'underground di Rimini, già attivo dagli anni '70 come Quinta Dimensione e poi Rock Hudson, nel 1994 diventa "Io Street Club". Nel 2008 si trasforma in locale a luci rosse, per poi tornare discoteca dalla stagione 2010-2011. Nel 2021 i locali finiscono all'asta.

"La filosofia progettuale del locale si risolve in due concetti chiave: centro di gravità permanente e Street club: da un lato una nuova attenzione per la qualità della vita, dall’altro un'eliminazione dei decori pseudo chic che ornano molte discoteche. Il fine è quello di favorire un nuovo atteggiamento nei confronti della vita notturna, a partire dalla fruizione di musica live, oltre a quella mixata dai d.j. Il locale viene inteso non più come frutto di un progetto definitivo ma come work in progress. Gli spazi interni si aprono trasparenti, liberi, senza allestimenti di maniera e senza il consueto angolo recintato destinato al privé. Un locale naturale, semplice, quasi minimalista che vuole giocare su emozioni estetiche e tattili. Non siamo però all’evocazione di un naturalismo o di un primitivismo di maniera. Nell'era telematica è la meccanica a rappresentare il primitivo della tecnologia. Ecco allora una serie di elementi che richiamano fisicamente le sensazioni e le vibrazioni della civiltà delle macchine. Un carrello in metallo arrugginito, dotato di un grande ventilatore sul retro, scorre lungo il bancone del bar principale, composto a sua volta da una gigantesca putrella in ferro, anch'essa arruginita. Le luci bianche, le cosiddette "tartarughe" o quelle a forma di palla, appartengono alle origini dell'illuminazione elettrica. I pilastri che reggono il soffitto, borchiati, richiamano quelli dei capannoni di inizio secolo. L'enorme ventilatore sulla parete di fondo affianca la gigantografia del logotipo del locale. Sono tocchi di archeologia industriale, in un contesto moderno e razionale: l'intonaco chiaro, le pareti in vetrocemento, le palladiane di pietra grigia alle pareti, le veneziane dietro al bar, gli arredi in alluminio, materiale con cui è realizzato anche il piano del secondo bar. Un locale dove il rigore non è indice di freddezza ma di pulizia mentale, per un ambiente laboratorio dove sperimentare le emozioni.