Mephisto
Discobar di via Medina 12 a Napoli, oggi una pizzeria, non rimane traccia dell'arredamento originale ma la struttura del locale è ancora riconoscibile.
"Se ben progettati, i locali sotterranei riescono a esprimere metafore architettoniche che vanno al di là degli stereotipi. Qui siamo di fronte a uno di quei casi. Il progetto segue una via nuova e decisamente originale, proponendo una totale soluzione di continuità fra la discoteca e il contesto strutturale nella quale è inserita. Il contenitore fisico viene infatti completamente annullato, e con esso la consistenza materica delle mura e delle volte che lo caratterizzavano. L’impiego di luci taglienti, di colori bluastri e di metalli lucidi come alluminio e acciaio dà vita a un'atmosfera fredda e alienante. Ne risulta modificata la stessa dimensione fisica dei vani con veri e propri effetti illusionistici, come quello dato dal marmo retroilluminato che fa apparire enormemente più vasta la zona di ingresso. Un'atmosfera irreale, dunque, per una sorta di moderna discesa negli inferi. Il paragone non è pretestuoso. Un ponte in alluminio, infatti, permette di traghettare il pubblico dall’ingresso alla sala centrale, sollevandolo rispetto ai pavimenti in seminato rosso con inserti di ciottoli di fiume chiamati a evocare il magma che scorre nelle viscere della terra. Questo è il punto focale dell'intero locale, caratterizzato dalla linea sinuosa della ringhiera centrale, tanto larga da poter essere usata come piano di appoggio per bicchieri. Lo spazio risulta così diviso in due parti: il ponte, con camminamento in alluminio, e un percorso dal pavimento in acciaio che passa davanti all’imponente bancone-bar lungo sei metri, realizzato in alluminio e acciaio fiammato. Potente segno stilistico, la zona del bar che prelude alla pista diventa la chiave di lettura dell’intero locale. I flussi di visitatori vengono infatti divisi dalla ringhiera, per poi riunirsi in prossimità della zona del palco, adiacente alla P'sta, occupata da sedute e tavolini."