Ai sindaci e alle amministrazioni comunali è concesso muoversi con una certa elasticità nell'ambito della normativa regionale che disciplina gli orari per i pubblici esercizi: e ciò in forza delle particolari esigenze dettate dall'economia legata al turismo.
È questo, in sintesi, l'importante principio stabilito con sentenza dalla prima sezione penale del Tribunale di Venezia, chiamata a pronunciarsi, lo scorso 23 novembre, su una delibera della Giunta comunale di Jesolo.
I fatti oggetto del contenzioso risalivano al 1991. L'allora sindaco della città balneare, il socialista Danilo Lunardelli, alle prese con le limitazioni d'orario introdotte dal noto "Decreto Bottin", individuò la strada per garantire alle discoteche una fascia d'apertura che andasse oltre le ore due.
Con la delibera "incriminata" la giunta jesolana estese i periodi di festività, per i quali la legge prevede una proroga della chiusura dei locali sino alle quattro. Le nuove fasce temporali risultavano pertanto così distribute: le festività natalizie erano inquadrate nel periodo compreso tra il 1 dicembre e il 31 gennaio, quelle di Carnevale dal 1 febbraio ai primi di marzo, dopodiché, e fino al 1 maggio, si entrava nelle festività pasquali.
In seguito ad un esposto dei Verdi, la questione passò nelle mani della magistratura, che inviò un avviso di garanzia a tutti i firmatari del provvedimento.
Secondo il Pubblico Ministero Rita Ugolini, sindaco e assessori avevano interpretato troppo estensivamente la legge regionale per favorire le discoteche. Tutti, quindi, furono accusati di abuso in atti d'ufficio e la pubblica accusa chiese una condanna ad otto mesi. Fortunatamente, gli avvocati della difesa sono riusciti dimostrare che la delibera incriminata non era diretta tutelare interessi di settore ma prendeva solamente atti di una realtà turistica che per l'economia ad essa legata, non poteva essere trascurata. Il provvedimento di Giunta, tra l'altro, non riguardava soltanto le discoteche ma tutti quei pubblici esercizi che svolgono la propria attività prevalentemente di notte.
Il Tribunale, presieduto da giudice Ivano Nelson Salvarani, ha disatteso le richieste del Pubblico Ministero sostenendo che "il fatto non costituisce reato".
Si tratta, dunque, di un'altra piccola vittoria, e non solo per le discoteche di Jesolo nell'occasione chiamate i causa direttamente.
La sentenza del Tribunale Venezia, infatti, apre la strada alle amministrazioni comunali, confermando, allo stesso tempo, la necessità di restituire ai sindaci la competenza in materia di orari. Così come, del resto, prevede il progetto di legge presentato dal senatore Terzo Pierari. Pertinente il commento di Renato Giacchetto, presidente del SILB di Venezia: "È evidente che nei singoli comuni esistono diverse esigenze a seconda delle caratteristiche degli stessi. Posti come Jesolo e Cortina non possono essere assoggettati agli stessi orari di località di scarso o nessun richiamo turistico. È auspicabile, a questo punto, che l'intera competenza in materia venga restituita ai sindaci, i soli in grado di valutare caso per caso le istanze legate alle particolarità dell'economia".
Alberto Cavazzini