Noi imprenditori delle discoteche, di fronte alla necessità di impostare una operazione di rinnovo o alla creazione di un nuovo locale, dopo le verifiche di mercato, di "idea" e di ubicazione, ci troviamo con il progettista. S'incontrano quindi due mondi che, seppur diversi, debbono fondersi per impostare un rapporto chiaro e costruttivo sul da farsi.
Io penso che l'imprenditore a questo punto debba fornire al tecnico un piano di marketing chiaro e motivato: e questo può competere solo a noi, perché siamo noi che stiamo con la gente e perciò chi, meglio di noi, può capire le esigenze, anche le più piccole, gli umori, il nuovo gusto, i desideri dei nostri clienti?
Dobbiamo coinvolgere il tecnico e motivarlo affinchè si apra con lui una discussione franca e critica del progetto. Dobbiamo essere per lui la "sponda", nel pratico e nel funzionale, che gli permetta di individuare su necessità concrete l'uso dello spazio e della superficie.
Poi c'è l'"idea". Credo che l'idea sia la molla che ci fa scattare; con la buona idea nata sulla base della conoscenza e dell'intuito, l'imprenditore decide di assumersi il rischio dell'impresa.
A questo punto è necessaria una chiara visione analitica del risultato come "effetto" ed è qui che avviene la sublimazione del rapporto Tecnico- Gestore.
Noi però oggi dobbiamo attività hanno bisogno di spazi e di volumi che possono variare anche da una serata all'altra e si sa anche che le nostre sono attività in cui l'immagine e la comunicazione sono fondamentali, come fondamentali e irrinunciabili sono il reddito e l'economia che il nostro impegno e il nostro lavoro devono produrre.
Ultima, ma non meno importante, e la localizzazione, nel locale, di un ambiente cosiddetto di riposo acustico. Penso, a prescindere dalle nuove normative, che anche questo faccia parte del futuro prossimo delle discoteche. Secondo me, dobbiamo perciò crearci e creare al tecnico questo nuovo stimolo affinchè i nostri ambienti rimangano i migliori del mondo, ma diventino anche un polo d'attrazione e di riferimento per il mondo che ci sta attorno, ci osserva e ci studia con l'interesse che sappiamo.
Il tecnico, dopo aver capito e condiviso il risultato che noi si cerca, dovrebbe portare nuovi contributi (di schemi, di scenografie, ecc.) sull'obiettivo che vogliamo raggiungere. Questo è il rapporto critico che sarà la fonte del progetto. Nasce la linea di stile che l'impresa avrà, riferita al target di mercato scelto come base da penetrare.
Una volta deciso il target, la "linea d'effetto" che consenta la penetrazione dell'azienda in quel determinato spazio di mercato, ritengo che noi si debba essere attivi col progettista affinché l'ubicazione dell tecnica primaria sia ottimale non solo come effetto scenografico ma anche sotto l'aspetto funzionale delle attività operative site nel locale (pista, regia, eventuale palcoscenico, bar, servizi, ecc.).
A titolo di paradosso vi ricordo un aneddoto di Arata Isozaki, il noto architetto giapponese, che durante la costruzione del Palladium di New York (su quattro piani) entrò in rottura con l'imprenditore perchè, quando questi gli fece notare la mancanza di scale di collegamento fra i piani, Isozaki rispose che le scale non c'erano e per lui non ci sarebbero mai state, perché non erano esteticamente pertinenti alla sua logica artistico-scenografica.
Ovvio che con noi questo non potrebbe succedere. Però qualcosa accade anche da noi: pensiamo ai suoni e alle luci...
Quanti locali sono stati realizzati da professionisti che pensavano all'ubicazione delle casse e delle luci, mettendole sì in progetto, ma verificando solo alla fine il risultato di quella ubicazione..!
La conseguenza di questa situazione è che si corre il rischio di impoverire il risultato tecnico-scenografico di una componente tanto importante per noi e per i nostri clienti.
Se mi si consente, in caso del genere consiglio, in sede progettuale, un approfondimento da fare in modo collegiale con il progettista, il fonico e il light designer. Ciò può portare a un risultato finale migliore e forse più economico, in quanto con l'esatto studio preliminare si può evitare l'installazione di corpi e di effetti che potrebbero essere in esubero.
Noi però oggi dobbiamo avere un coraggio nuovo. Va bene, i nostri locali sono fra i migliori del mondo, suscitiamo ammirazione e forse un po' d'invidia, ma la sfida nuova, il problema nuovo che secondo me dobbiamo porre ai progettisti, ma non solo a loro, anche alle amministrazioni, alle autorità e a tutto il sociale, è questo: i nostri spazi, la nostra immagine non devono più limitarsi al ballo e ai suoi affini, ma devono entrare, con l'autorità e la competenza che abbiamo, nella cultura e nella comunicazione giovanile.
Noi, assieme ai progettisti, dobbiamo creare nelle discoteche delle aree nelle quali trovino spazio, con adeguate tecniche e scenografie, mostre di fotografie e d'arte, presentazione di musica, moda e tutto quanto fa e traina la cultura dei giovani e del fitness. Queste aree devono essere convertibili perché si sa che le nostre attività hanno bisogno di spazi e di volumi che possono variare anche da una serata all'altra e si sa anche che le nostre sono attività in cui l'immagine e la comunicazione sono fondamentali, come fondamentali e irrinunciabili sono il reddito e l'economia che il nostro impegno e il nostro lavoro devono produrre.
Ultima, ma non meno importante, e la localizzazione, nel locale, di un ambiente cosiddetto di riposo acustico. Penso, a prescindere dalle nuove normative, che anche questo faccia parte del futuro prossimo delle discoteche. Secondo me, dobbiamo perciò crearci e creare al tecnico questo nuovo stimolo affinchè i nostri ambienti rimangano i migliori del mondo, ma diventino anche un polo d'attrazione e di riferimento per il mondo che ci sta attorno, ci osserva e ci studia con l'interesse che sappiamo.